Da secoli lo sguardo degli uomini si posa su capolavori artistici di eccezionale bravura, frutto dell’abilità di grandi scultori che hanno dato vita a splendide sculture classiche in marmo.
Fin dall’antichità, il marmo è molto apprezzato in campo artistico, grazie al suo aspetto lucido e luminoso che lo rende unico. Il nome ci riporta all’antica Grecia, in cui il “marmaros” (ossia “pietra splendente”) era già impiegato nella realizzazione di sculture classiche in marmo di grandissimo valore, ma è durante il Rinascimento che questo materiale conosce il suo momento migliore.
Tra la varietà di stili e colori di questa pietra, quello maggiormente apprezzato è il marmo bianco dotato di una grana omogenea e priva di impurità che lo rende estremamente elegante.
Tra le sculture classiche in marmo bianco più conosciute, ne abbiamo volute selezionare tre tra le più apprezzate e famose. Sono tutte realizzate in marmo di Carrara, uno dei più pregiati marmi al mondo e citato addirittura nell’inferno di Dante Alighieri.
Il Ratto di Proserpina del Bernini
In questo capolavoro del Bernini realizzato tra 1621 e 1622, l’artista napoletano rappresenta il rapimento di Proserpina da parte di Plutone il Dio degli inferi. Nel marmo è scolpito il momento culminante dell’azione in cui il Dio, fiero e insensibile, trascina nell’Ade la Dea. È possibile ammirare i muscoli tesi nello sforzo di sostenere il corpo della ragazza che si sta divincolando, ma il dettaglio più straordinario e di quest’opera sono le mani di Plutone scolpite nell’atto di affondare nella coscia e nel fianco di Proserpina in modo incredibilmente realistico.
L’aspetto che dimostra maggiormente l’abilità tecnica di Bernini è l’impianto della scultura spinto al limite della stabilità: i due protagonisti, infatti, sono frontali ma al tempo stesso si allontanano l’uno dall’altro.
Non c’è un solo dettaglio di questa scultura che non colpisca lo spettatore, dalla torsione del corpo della fanciulla alla potenza e la tensione dei muscoli.
Apollo e Dafne del Bernini
Dello stesso stile e della stessa serie della scultura precedente, troviamo Apollo e Dafne sempre di Gian Lorenzo Bernini, scolpita tra il 1622 e il 1625. Si tratta di un’opera che rappresenta la metamorfosi di Dafne in alloro a opera dei suoi genitori, Gea e Peneo, invocati dalla fanciulla per sfuggire al Dio Apollo, innamorato di lei.
Questo mito è uno dei più conosciuti dell’epoca greca e, allo stesso tempo, quest’opera è una delle più famose sculture classiche in marmo tra quelle conservate nella Galleria Borghese di Roma.
Si tratta di una vivida messa in scena dell’atto ultimo della metamorfosi di Dafne i cui piedi sono già divenuti radici e i capelli fronde. La scultura dimostra la maestria e l’incredibile virtuosismo tecnico del Bernini. Il lavoro di trapano e scalpello è davvero eccezionale e riesce a rendere vivo nel marmo l’episodio, attraverso diversi gradi di finitura che differenziano la superficie dell’incarnato da quella del panneggio.
David di Michelangelo
Si tratta di una delle sculture classiche in marmo di maggior fascino e valore che ritrae ciò che viene considerato, nell’arte, l’ideale di bellezza maschile. Da molti ritenuto l’oggetto artistico più bello mai creato dall’uomo, il David è stato realizzato tra il 1501 e il 1504 da Michelangelo Buonarroti, uno dei protagonisti del Rinascimento italiano.
Attualmente si trova nella Galleria dell’Accademia a Firenze in cui gli è stato riservato un posto d’onore: un’aula con abside inondata di luce naturale, al centro della quale si staglia il David in tutti i suoi 5 metri e 17 centimetri di altezza.
La grandiosità di questa statua venne decisa dai sovrintendenti dell’Opera del Duomo che commissionarono un’opera colossale da collocare su uno dei lati della cupola di Santa Maria del Fiore. Non in molti sanno, però, che prima di Michelangelo altri due scultori intrapresero il progetto ma rinunciarono a causa delle enormi dimensioni del blocco di marmo. Fu così che esso rimase nel cantiere della cattedrale per 40 anni, fino a quando un giovanissimo Michelangelo Buonarroti non si mise al lavoro e compì l’impresa.
Ecco come nacque il David: dallo scalpello di un ventiseienne fiorentino che riuscì a dare vita a un capolavoro divenuto simbolo della Repubblica ed emblema dell’eroe che lotta per la libertà.
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